Madre e figlio: alla conquista del tempo perduto.










L’innocenza con cui mi guardò, mi trafisse come una lama tagliente. Aveva capito tutto e mentirgli non avrebbe avuto senso. Così lasciai che la crudezza della verità lo investisse e, mentre gli raccontavo cosa mi avesse spinto a lasciarlo, i suoi occhi cambiarono espressione. Avevo rinunciato a lui, come solo una debole donna, vittima di una famiglia dura e fredda,poteva fare. I suoi occhi incantevoli, si macchiarono di rabbia e di dolore. Non avevo speranza alcuna. Non avrei meritato il suo perdono. Eppure era li, davanti a me. E non se ne andava. Non mi voltava le spalle, non si allontanava. Era li. Muto, freddo, distaccato. E uccideva ancora di più. Avrei preferito che urlasse, che mi schiaffeggiasse… e invece no. Restava immobile, come se volesse dare un senso alla mia vigliaccheria. “Perdonami, se puoi”, sussurrai tra i denti, in compagnia di una lacrima. I suoi occhi per un attimo persero il ghiaccio e si velarono di calore. Mi tese la mano e l’afferrai avida, come un assetato si avventa su di un bicchiere d’acqua. Non lo meritavo, e non avrei più commesso errori. Sarei stata tutto ciò che lui avrebbe voluto.