RECENSIONE: Lettera a un bambino mai nato - Oriana Fallaci














E' inevitabile pensare che la donna, in quanto tale, sia sinonimo di vita. E' pensiero comune che tutte le donne, proprio perché portatrici di nuova vita, abbiamo come desiderio fondamentale comune quello di procreare. E' veramente così? Abbiamo tutte l'istinto materno?
"Lettera a un bambino mai nato" di Oriana Fallaci, è uno di quei testi profondi che lasciano il segno, di quelli che ti spingono a riflettere e a mettere a nudo ogni tua più intima emozione. Un libro che non è un libro. Un romanzo che non è un romanzo. E' assolutamente qualcosa di più. Forse perché da donna, la lettura di questo monologo ha colpito un aspetto della mia sensibilità che a pochi ho mostrato.
La maternità non è sempre una scelta. Mettere al mondo un figlio non sempre è una gioia cercata e voluta. Non tutte abbiamo l'istinto materno.
Il monologo è di una donna senza volto né nome. E' semplicemente una donna, che può essere chiunque. Possiamo essere noi, può essere una nostra amica, una nostra parente. E' quanto di più vero c'è nel nostro intimo, perché spinte probabilmente dalle convenzioni sociali, difficilmente abbiamo il coraggio di dare voce alle nostre paure, alle nostre ansie, ai nostri più bui sentimenti. Attraverso questa lettera l'autrice tocca argomenti delicati come l'aborto e ponendosi costantemente domande su se sia giusto o meno mettere al mondo questo figlio inaspettato, percorriamo le sue paure. Cerca un segno, lo chiede a quel figlio non programmato, nella speranza di poter capire se anch'egli è disposto a venire al mondo. In un continuo circolo di domande, senza mai trovare risposte determinanti, l'amore verso quell'esserino giunge e se ne meraviglia. Si meraviglia nel ritrovarsi madre e ne accoglie lieta tutti gli aspetti. Tuttavia, nel monologo le figure genitoriali e il medico che ha in cura la neo mamma senza nome, influiscono sulle scelte di quest'ultima e il bambino non nascerà.
Questo scritto ha messo in moto emozioni contrastanti e la sua lettura ha riscoperto un solco nel mio cuore che forse un giorno verrà colmato. Anche io, come la protagonista del libro, mi pongo spesso domande sulla maternità, soprattutto perché ciò che più mi spaventa è il mondo circostante che nella sua crudeltà si compone di individui sociali sporchi e malvagi. Quanto amore c'è nel mettere al mondo un figlio nonostante le brutture che si vivono ogni singolo giorno? Sarei disposta a correre il rischio? Ancora non so darmi risposte.
E inevitabilmente quando, prendendomi un po' in giro, mi chiedono quando farò un figlio, mi chiudo a riccio.





"La maternità non è un dovere morale. Non è nemmeno un fatto biologico. È una scelta cosciente." O.F.