protagonista ha vissuto a Inurasi. Leona, la straniera federale, ha portato a termine la sua missione ed è sopravvissuta con onore, cosa che in pochi credevano potesse fare. Ma.
Al momento di ripartire è inquieta, in un anno non ha visto quasi nulla di Inurasi e sente di aver ottenuto ben poco, in termini di cambiamento, con la sua presenza rimasta ignorata dai più.
Lei, invece, nonostante l’abissale distanza dalla sua mentalità di donna moderna, ha constatato che ci sono valori e sentimenti su cui, con gli inuri, ci si può intendere. L'esperienza vissuta a Inurasi l'ha cambiata, obbligandola tra l’altro ad affrontare un sentimento che da sempre aveva voluto negare.
Infine, la scoperta che superare gli esami di fine corso le ha guadagnato un diritto impensabile l'ha condotta sul margine di un precipizio: potrebbe diventare un militare di carriera, se volesse, ma solo a condizione di prendere la cittadinanza inuri, rinunciando per sempre a rientrare in patria.
Da quella, una voce ragionevole la chiama:
È tempo di tornare a casa, Leona, smetti di guardarti indietro. Certe oasi nel
deserto sono solo miraggi, inganni pericolosi su cui non si può fare
affidamento.
Non vorrai davvero restare lì?
Ecco la nostra intervista.
L’ambientazione
Raccontaci la scelta dell’ambientazione e forniscici un’idea con delle immagini che accompagnano la descrizione.
Il mio romanzo è ambientato in un luogo di fantasia, un’isola nell’oceano pacifico lì dove, nel nostro mondo reale, c’è solo acqua. Di questo paese immaginario, Inurasi, ho descritto cultura e struttura sociale, entrambe molto lontane da quelle correnti nel resto del mondo. Benché Inurasi sia inventata di sana pianta, essa risulterà al lettore, credo, verosimile perché raccoglie echi di usi, costumi e idee che in più parti del nostro mondo, e in più epoche, sono state praticate. Non è facile spiegare il perché di questa scelta, non si è trattato solo di rispettare il primo canone del genere avventuroso, cioè raccontare di un luogo esotico e pericoloso. In fondo, il fatto che l’ambientazione sia inventata mi ha consentito di affrontare liberamente temi sensibili senza dovermi preoccupare della perfetta aderenza a fatti storici e politici. E di temi se ne affrontano tanti, perché Inurasi è un paese che, per varie ragioni, si è isolato rifiutando la modernità e negando l’accesso agli stranieri. Una visita in quest’isola è l’equivalente di un viaggio all’indietro nel tempo, occasione di confronto tra ideali ‘moderni’ e convinzioni e pregiudizi, come la misoginia e laxenofobia, radicati in modo profondo presso quel popolo.
Per tornare alla domanda iniziale, la scelta dell'ambientazione è scaturita dal genere avventuroso, dalla storia e dagli argomenti che in essa si intrecciavano, come ad esempio la complessità dell’incontro tra culture profondamente diverse. Dopo aver conosciuto nel primo volume solo una piccolissima parte di Inurasi, nei boschi di Chiura lo sguardo si allarga un po’, anche se meno di quanto la protagonista avesse sperato. L’ostilità che riscuote, perché nata straniera e perché osa rivendicare diritti di norma non concessi alle donne, impedisce che visiti liberamente i luoghi che desidera, e anzi le circostanze la spingono in un territorio periferico, Chiura, dove le posizioni dell’autorità sono le più reazionarie del paese.
Io spero che I boschi di Chiura, oltre a coinvolgere nella vicenda personale di Leona (che proprio nell’angolo più buio dell’isola troverà, a un passo dall’annichilimento, nuova motivazione e la forza di rinascere), interroghino la coscienza del lettore sulla condizione femminile. A chi si meraviglia che ami tanto le ambientazioni di fantasia rispondo infatti così: esse offrono tutte leopportunità possibili di parlare della realtà, ancor più della realtà stessa.
Questo è tutto!
Mi raccomando, proseguite il blogtour!
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