7 Blog per un Autore: SUSANNA TRIPPA

 



Bentrovati amici di penna e buon  Martedì! Come di consueto, oggi con la rubrica "7 Blog per un Autore" intervisteremo un autore riguardo l'ambientazione del suo romanzo. Ospite di questa settimana è Susanna Trippa e il suo "Come cambio lo sguardo". 

Queste sono la cover e la trama.


TRAMA«Il corpo principale del libro "Come cambia lo sguardo" è la narrazione dei miei primi trent'anni di vita. E io chi sono? Una persona già nota al pubblico? Con una certa visibilità? No. Sono una persona qualsiasi, una donna in questo caso, che si è trovata a rievocare, con spontaneità e gioia della memoria, momenti della propria vita e intanto, nello scrivere, si accorgeva che questi coincidevano con passaggi epocali soggetti a forti cambiamenti di sguardo. Dai primi anni Cinquanta - quasi un dopoguerra - quand'ancora a Bologna, negli inverni freddi, sentivo odore di frittelle impastate con farina di castagne e cotte per strada, le "mistocchine", fino ad arrivare al marzo del '77 ― Radio Alice e gli Anni di piombo come una nube scura... infine l'approdo a Bergamo e all'età adulta. In mezzo, riaprendo i cassettini della memoria, stanno l'ubriacatura del miracolo economico, il Sessantotto e quanto poi ne derivò. Un percorso di vita in quegli anni, da bambina a donna, in cui cambia lo sguardo».


Ecco la nostra intervista.

L’ambientazione

Raccontaci la scelta dell’ambientazione e forniscici un’idea con delle immagini che accompagnano la descrizione

 

L’ambientazione è soprattutto quella di Bologna dagli anni Cinquanta agli anni Settanta, dove sono nata e vissuta, naturalmente interpretata dal mio punto di vista. Sullo sfondo stanno gli avvenimenti sociali, di costume e politici del periodo.

Bologna è una ben strana città dove per anni hanno convissuto, al cassero di Porta Saragozza, l’Arcigay e la folla che si raduna a maggio quando scende la Madonna. Oltre la piazza e lo snodo del viale, il monumentale Arco Bonaccorsi dà il la al porticato che, come un grosso vermone, s’arrampica strisciante lungo la collina fino alla chiesa di San Luca. Immagino un pomeriggio d’inverno, freddo e nebbioso come poteva essere tanti anni fa a Bologna…………………………………………………

C’era anche di bello, in quel periodo, la scoperta solitaria di una città – la mia – che mi pareva di vedere per la prima volta. Bologna – quella che va da piazza Maggiore, dove ancora si vedeva al mattino qualche vecchio con la capparella, fino alle strade e stradette della zona universitaria – era davvero la «Bologna per me provinciale Parigi minore» di Francesco Guccini. Dalla via Emilia, dove abitavo io, fino al centro storico era come fare un viaggio perché l’atmosfera che si respirava, anche spostandosi di così poco, era diversa. Andavo alla libreria Feltrinelli, in piazza Ravegnana; uscivo… alzavo gli occhi… le due Torri mi guardavano benevole. Mi addentravo nel silenzio di quello ch’era stato il quartiere ebraico: contemplavo le facciate storte, le travi di legno. Più in là, oltre il Conservatorio e piazza Rossini, dalle parti di via Acri dove c’era la segreteria, camminavo adagio sotto la copertura bassa dei portici. Ai muri scrostati stavano appoggiate le biciclette, e il rosso e il giallo dominavano.

Da aggiungere anche un intero capitolo riservato ai viaggi, che erano parte integrante di una certa area giovanile.


E poi vennero i viaggi in Oriente. La premessa fu un’estate nell’isoletta greca di Paros, ma il grande progetto era quello di muoversi in autostop e arrivare ben più lontano. Si viaggiava così in quegli anni: in autostop, in pullman e, chi l’aveva, col furgone. La rivoluzione di quello ch’era stato il Sessantotto, o comunque quanto vi gravitava attorno, si vedeva anche nel modo di viaggiare di quegli anni. Se si era un po’ prudenti, allora che si era in molti sulle strade, anche fare l’autostop era poi sicuro. Si era davvero in tanti, con il sacco a pelo e lo zaino, per strada.



E sui traghetti, a dormire sul ponte, dove il vecchio legno si bagnava di salsedine. Scendeva la notte e scompariva, nel buio fondo, anche la scia spumeggiante della nave dove fino a poco prima si erano tuffati i gabbiani a banchettare. 


Cresceva il silenzio mentre, sdraiati a faccia in su, guardavamo in alto dove, nel cielo profondo, miriadi di stelle si burlavano del fumo nero che usciva dalla nave.



Era come se si potesse ribaltare tutto. Pareva che noi, così giovani e senza soldi, saremmo potuti diventare padroni del mondo.

Eravamo noi quelli vicini alle stelle. Zaino, sacco a pelo e autostop: l’illusione d’arrivare dappertutto, andando e andando… come con il monopattino. Il viaggio era quello che volevamo, quello che contava… diventava una febbre… andare e andare. Easy rider e Sulla strada di Kerouac erano le nostre icone.



Questo è tutto! Mi raccomando proseguite il blogtour.

Ecco le tappe! 



LUNEDÌ - Tutto sul romanzo - IO AMO I LIBRI E LE SERIE TV 
MARTEDÌ - Ambientazione - IN COMPAGNIA DI UNA PENNA  
MERCOLEDÌ - Cast Dream - TRE GATTE TRA I LIBRI 
GIOVEDÌ - Un messaggio da scoprire -  BUONA LETTURA
VENERDÌ - Un'immagine che racconta - LIBERA_MENTE  
SABATO - Intervista all'autore - READING IS TRUE LOVE  
DOMENICA - Intervista al personaggio - GLI OCCHI DEL LUPO