“Pensava soltanto a quello. Riportare la sua vita a quel punto. Nel punto dove si era interrotta. Si trattava di unire due lembi di terra, due lembi di tempo. In mezzo c’era il mare. Si metteva i fichi aperti sugli occhi per ricordarsi quel sapore di dolce e di grumi. Vedeva rosso attraverso quei semi. Cercava il cuore del suo mondo lasciato”. Farid e Jamila fuggono da una guerra che corre più veloce di loro. Angelina insegna a Vito che ogni patria può essere terra di tempesta, lei che è stata araba fino a undici anni. Sono due figli, due madri, due mondi. A guardarlo dalla riva, il mare che li divide è un tappeto volante, oppure una lastra di cristallo che si richiude sopra le cose. Ma sulla terra resta l’impronta di ogni passaggio, partenza o ritorno che la scrittura, come argilla fresca, conserva e restituisce.
Lo specchio di due storie, due donne, due figli, due paesi, due mondi. Un mare che ha confini, che bacia due terre totalmente differenti. Un mare che custodisce le speranze, i sogni, i ricordi. Un libro che tocca l’anima, che suona le corde del cuore e ne rilascia la melodia più dolce, più sensibile, più umana. La Mazzantini, una delle autrici che ha la capacità di condurmi nei posti che descrive. La sua, una penna delicata…
Come il pennello esperto di un’artista, di un pittore. Le sue parole diventano quadri estasianti.