Siamo tutti nascosti dietro a un pc. Parliamo, ci innamoriamo, litighiamo, scherziamo, ci emozioniamo, ci confrontiamo, tutto attraverso un mezzo che cela la nostra immagine e quella del nostro interlocutore.
E non parlo dell'immagine visiva, fisica. Quella non manca. Ci fotografiamo ovunque e pubblichiamo costantemente gli attimi più disparati della nostra vita, anche quelli più intimi. Ne siamo vittime ghiotte; una dipendenza dalla quale è difficile venirne fuori.
Io parlo dell'immagine della nostra anima, quella che si scatena quando incontriamo una persona per strada, quella vera. Quella che fa nascere un sorriso sincero quando vediamo un bambino sul suo passeggino che ci fa facce buffe o ci allunga, con la sua manina paffuta, il suo biscotto. Quella che se rivediamo un vecchio amico, ci spinge tra le sue braccia, per un caloroso saluto. Quella che ci fa commuovere quando andiamo a trovare la nostra nonna. Ne godiamo gli attimi, sapendo che ogni giorno è un dono.
Ecco, quell'immagine si affievolisce tutte le volte che ci fossilizziamo nella nostra stanza, dietro a uno schermo. Uscite! Andate a giocare fuori, sui prati, per la strada. Qualcuno ricorda ancora "un, due, tre, stella!" ? E i pomeriggi in pineta a cercare i ciclamini o a portare il pane alle papere? Dove sono andati a finire tutti i bambini, se i luoghi per il loro ritrovo sono vuoti? No, non parlo di quei bambini seduti sulle panchine con il tablet o l'iphone tra le mani. Io parlo dei veri bambini... dove sono?
