E sei lì immobile, tra un pensiero e l'altro. Tra un bisogno di fuggire via e uno di restare qui a combattere. Con la paura. Quell'emozione a volte così invalidante che ti inchioda a un destino che non hai scelto o semplicemente lontanamente immaginato. Quell'emozione che invece nei momenti più inimmaginabili ti fa da carica, da molla esplosiva che ti spinge ad affrontare il mondo intero.
Eppure, nonostante lei, nonostante la più improbabile scelta, ti crogioli in finti torpori che ti scaldano in superficie e ti lasciano il gelo dentro. È più facile vivere così. È più semplice dare la colpa agli altri, al karma, a un Iddio qualunque. È dannatamente più comodo non ammettere che tutto ciò che accade dipende da te. Dalle tue percezioni delle avventure della vita. Dalle tue reazioni dinnanzi alle difficoltà. Dalle tue emozioni. Dalla tua autostima.
È così che va la vita, fino a quando non rialzi il capo e ti confronti con la persona che sei. Sarebbe lineare metterla da parte, scappare da lei e ricostruirne una nuova. Magari non commettendo gli errori che ti hanno portato a odiarla. Non è però possibile. E allora, nulla. Il silenzio che ti pervade, che ti accompagna per strada e l'odio lì, assopito, tra un senso di sconfitta e un grumolo di pigrizia che ti annichilisce sempre più.
Vuoi che scatti quella fatidica molla che ti faccia rialzare, che scongeli il gelo, che ti faccia riappropriare delle tue virtù.
E non scatta.
E quindi attendi che accada.