Cari amici di penna, ieri come ogni Lunedì, dovevo pubblicare la nostra intervista per la rubrica Quattro Blog per un Autore, ma a causa di problemi tecnici ho dovuto spostarla a oggi. Quindi, vista l'incessante pioggia, preparatevi una tazza di thè o caffè e godetevi questa lettura.
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TRAMA: Il leggendario mago Flantius Mijosot, detto Colle Ondoso, scomparve tra le Brulle più di quattro secoli fa. Di lui sono rimaste numerose leggende, una quantità incredibile di racconti e una villa, dispersa tra le colline a sud di Nadear la Bianca, ormai caduta in rovina. Fino ad ora. Conrad sta per scoprire cosa ne è stato di lui, suo malgrado. Complici una torta rubata, un'accusa infamante e il desiderio di scoprire la verità di fronte ad un Torto subito. Conrad troverà la verità che cerca e scoprirà che la verità può uccidere, se scritta sulla punta di una daga e chi la impugna non è nemmeno umano. Certo: Conrad è un ragazzino sveglio, sa badare a se stesso, ma il ladro oltre a non essere umano non è nemmeno da solo. Basterà il desiderio di giustizia di un ragazzino di dodici anni a sconfiggere dei ladri pronti a uccidere?
“UN LIBRO NON SI GIUDICA DALLA COPERTINA… O FORSE Sì?”
Come è nata la cover del tuo libro?
Uno… son tanti, ma la tecnica usata è la stessa. Il vuoto che circonda i personaggi è uno spazio dove l’aspirante lettore è libero di proiettare ciò che vuole. Ne “Il Torto” c’è il giovane protagonista con una candela in mano inquadrato in un “primo piano americano”. La candela evoca il buio, lo sguardo con le ombre che danzano sul volto evoca la paura. Paura di cosa? Il vuoto tutto intorno obbliga a proiettare qualcosa sopra (la mente lo fa in continuazione: completa le informazioni che riceve con quel che ha in memoria) e trattandosi di una situazione di potenziale pericolo fa nascere una emozione.
È frutto della tua immaginazione o, nel caso il libro sia legato a una CE, hai collaborato con chi ha progettato la copertina del tuo romanzo?
Sono un autore self, ma ho ingaggiato editor e grafico per ogni libro che ho pubblicato. In un certo senso sono l’editore di me stesso: ogni libro rappresenta un piccolo investimento. Il progetto grafico è nato insieme all’artista che ha disegnato la cover, in questo caso Gianluca Serratore (www.giallogianluca.it). Il trucco del vuoto che evoca le paure dall’inconscio dello spettatore me lo ha suggerito lui e il gioco della candela che danza sulla copertina è stato reso molto bene. Per “I Razziatori di Etsiqaar” è stato usato il medesimo escamotage: un paio d’occhi nascosti da una benda scrutano impassibili il protagonista che si guarda attorno nel tentativo di individuare qualcosa. La minaccia è evidente, anche per la parola “razziatori” presente nel titolo. Il vuoto circostante fa il resto del lavoro.
Cosa ne pensi della famosa frase: “Un libro non si giudica dalla copertina?”. Sei d’accordo?
Non sono d’accordo: la cover di un libro sta alla storia come la ciliegina sta alla famosa torta o il cacio ai proverbiali maccheroni. Tanto per citare uno dei miei personaggi “Puoi anche servire un piatto di maccheroni senza cacio sopra, ma il risultato sarà meno gustoso.” (L. Scaldapentole, cuoco).
Il “Il torto” aveva come cover un piatto rotto, uno schizzo di sangue accanto e l’ombra di un bastone con un drago sopra. Carina, ma l’impianto grafico era molto carente e mancava qualcuno in cui il lettore potesse identificarsi.
È fondamentale secondo te legare l'immagine della copertina al titolo?
E’ una tecnica, come lo è quella di legare l’immagine al contenuto del libro o della sinossi e rientra nelle strategie di marketing di un editore. Che si tratti del titolo, del contenuto, della sinossi o del contenuto della collana, la Cover per essere efficace tanto nelle vendite quanto nel trasmettere emozioni e informazioni al pubblico deve essere coerente. Nel mio caso non nascondo che amo una cover d’effetto per attirare quanti più lettori possibili, ma proprio perché d’effetto… se avessi messo un drago maestoso o una maga in abiti discinti mentre scaglia un fulmine avrei ingannato il lettore.
“Il Torto” è la storia di un ragazzino che rischia la vita per cercare il ladro di una torta. Ne “I Razziatori di Etsiqaar” lo stesso ragazzino deve vedersela con quaranta razziatori e quel che possono combinare ad un povero e onesto mercante durante uno dei suoi viaggi.
Che tipo di impatto potrebbe dare sul lettore e quanto un titolo accattivante sia più importante della copertina o viceversa?
Equilibrio, ci vuole equilibrio: titolo e cover vanno a braccetto. Un titolo ingombrante finisce col nascondere la copertina in tutti i sensi. Il titolo del “Torto” era in origine “Il torto della torta”, per rappresentarlo sulla pagina si perdeva più di metà dello spazio disponibile finendo col togliere spazio all’immagine o con l’usare un corpo troppo piccolo per valorizzare il font scelto.